foto di Stefano Cellai

Viaggio a Zanzibar, una delle mete di vacanza più belle di sempre. Detta anche “l’isola delle spezie” per la presenza di moltissime piante aromatiche, nella realtà Zanzibar, è il nome del capoluogo dell’isola di Unguja, ormai nota in tutto il mondo semplicemente come Zanzibar. L’isola fa parte dell’arcipelago omonimo ed emerge, insieme all’isola di Pemba, davanti alle coste della Tanzania. Questo lembo di terra che spicca nel mezzo delle acque verde smeraldo dell’Oceano Indiano offre ambienti e paesaggi di struggente bellezza. Spiagge paradisiache, un mare cristallino, fondali indimenticabili oltre a pianure, montagne, laghi, cascate e per finire tramonti mozzafiato.   Per questo rappresenta una vacanza ideale per chi ama la natura e in particolar modo il mare. Ma non solo. Zanzibar offre spunti di visita anche a chi cerca luoghi di interesse storico, culturale e architettonico

Abitazione al villaggio di Uroa, foto di A. Terzi

Inizia il nostro viaggio a Zanzibar

Noi del Viaggiatore Magazine vi raccontiamo la nostra avventura a Zanzibar. Proprio dal nostro viaggio, avvenuto ad agosto, potete prendere spunti per organizzare la vostra vacanza.

Arrivati all’aeroporto internazionale di Zanzibar, unico scalo aeroportuale presente sull’isola di Unguja, a 6 km da Stone Town, dopo 8 ore circa di volo, eccoci sbalzati in una realtà e un clima assai diversi da quelli cui siamo abituati. Il nostro corrispondente a Zanzibar è in attesa all’esterno dell’aeroporto pronto a trasferirci in quello che sarà il nostro resort per una intera settimana.  Il Palumbo Reef Beach Resort è accogliente, spazioso, dotato di piscine e ogni comfort, e si trova direttamente sulla spiaggia di Uroa, bellissima, di sabbia fine, bordata da alte palme da cocco e lambita da acque trasparenti con striature blu e azzurre.

viaggio A ZANZIBAR
Donna intenta alla raccolta delle alghe

Il tratto di oceano davanti a questa parte di costa ogni sei ore è soggetto alle maree. Le acque si abbassano per diversi chilometri regalando una spiaggia infinita in cui affiorano magicamente lingue di sabbia, “sand-bank”, che permettono piacevoli e rilassanti passeggiate alla scoperta di stelle marine, conchiglie, ricci e coralli.

Il villaggio omonimo vive di pesca e della raccolta di alghe nonché dell’ormai intensificato turismo presente sull’isola.  Approfittiamo immediatamente per fare ciò che maggiormente ci piace: incontrare la gente del luogo per scoprirne usi e costumi. Le abitazioni sono spartane ma chi ci vive, cordiale e amichevole, le rende carine e confortevoli. Gli abitanti infatti sono sempre pronti a scambiare due chiacchiere e a vendere i loro prodotti, braccialetti, magliette, cappellini, e ad offrirti un tatuaggio con hennè o un nuovo look ai capelli con centinaia di treccine. Scopriamo così gli aspetti più autentici di questo popolo sempre sorridente.

Viaggio a Zanzibar con visita a una scuola

Memori di un precedente viaggio in Africa, abbiamo portato poco abbigliamento ma tantissimi doni per i bimbi. Quaderni, matite, trenini, palloncini gonfiabili e tante “pipi” (caramelle). I bambini sono al settimo cielo ma qualcosa sui volti delle loro madri ci fa capire che qualcosa non va. Imbarazzate chiediamo alla guida di darci lumi. Ci parla della povertà del villaggio e delle ristrettezze economiche per l’acquisto di beni di prima necessità come il riso. In un battibaleno ci facciamo portare in un negozio di generi alimentari e acquistiamo 25 kg. di riso e il sorriso illumina nuovamente il viso di quelle donne.  

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Alunni della scuola al villaggio Uroa, foto di A. Terzi

I bambini ci invitano a visitare la loro scuola: qualche banco, una lavagna e pareti spoglie. Le finestre non hanno vetri e l’ingresso non è dotato di porta. Ricordando le nostre scuole e tutte le attenzioni per la gestione della sicurezza non sappiamo se ridere o piangere per la tenerezza e l’orgoglio di questi bimbi nel farci visitare il loro regno giornaliero. Una donna ci invita a visitare la sua casa spiegandoci che è bella e dotata di molti comfort.  La costruzione è di legno, terra e sterco di animale.

L’interno è semplice, poche cose: un giaciglio, alcune pentole e poco altro. La vita degli abitanti del villaggio si svolge quasi sempre all’esterno dell’abitazione. Interagiamo per diverso tempo con loro scambiando risate, baci e fotografie che creano sempre ilarità tra i bambini che si rivedono nelle immagini ma soprattutto perché si vedono accanto a un muzungu che ci spiegano assumere diversi significati a Zanzibar. Uomo bianco, uomo strano, straniero e per alcuni invece colui che assedia. In ogni caso tutti quelli che a Zanzibar non hanno la pelle color dell’ebano sono chiamati muzungu.

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foto di A. Terzi

Zanzibar, viaggio nell’isola delle spezie

Il nostro viaggio prosegue alla scoperta delle spezie. Non può mancare un tour per capire perché Zanzibar è conosciuta anche come “l’isola delle spezie”.Al villaggio di Kizimbani scopriamo rare specie di piante, frutti tropicali e spezie profumatissime come cannella, vaniglia, zafferano, chiodi di garofano, pepe, curry, cumino e di tante altre a noi sconosciute.  Assaggiamo banane appena raccolte, noci di cocco, lichis, mango e ananas e ci rendiamo conto che hanno un sapore e odore intenso che non si avvicina lontanamente ai frutti acquistati da noi. 

L’accoglienza anche qui è meravigliosa. I nativi ci intrattengono con canti e acrobazie per donarci frutta appena colta. Per le donne vengono confezionate al momento e con una manualità impressionante corone coordinate a borsette e collane il tutto con poche semplici foglie di banano. Il risultato? Veri e propri gioielli che assumono un valore inestimabile perché creati e donati con amore in segno di benvenuto.

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Viaggio nella parte più storica di Zanzibar

Il giorno dopo si parte alla scoperta della parte storica e più antica di Zanzibar, Stone Town, la Città di Pietra nota anche come Mji Mkongwe dove la fusione di culture rende il luogo particolarmente affascinante. Le abitazioni generalmente di pochi piani sono costruite con roccia calcarea, un materiale locale, intonacate e imbiancate a calce. All’esterno spesso si trova la baraza una panca di cemento atta a ospitare le persone per due chiacchiere o per giocare al bao.

foto di A. Terzi

I vicoli richiamano le medine arabe. Restiamo ammaliati dall’architettura per il mix di influenze: arabe, persiane, indiane ed europee, tanti stili di tradizioni lontane e vicine. Sono i portali che colpiscono immediatamente. Finemente intarsiati, i quasi 500 portali parlano, raccontando qualcosa: quelli arabi recano intarsiati i versetti del Corano, quelli indiani hanno decorazioni con borchie e su molti è possibile leggere storie e tradizioni del paese. Gli intarsi hanno diversi significati e un esploratore, Richard Burton, nel 1857 affermò che “maggiore è la grandezza e raffinatezza del portale, maggiore è la ricchezza e lo stato sociale del proprietario” 

Come ogni viaggio che si rispetti non manchiamo una visita al mercato per ammirarne i colori, i profumi, il chiacchiericcio e gli abiti femminili. Un modo per sentirsi parte del luogo, della vita zanzibarina. Ammiriamo i prodotti artigianali e siamo tentati di acquistare il tipico abito swahili il kanga. Desistiamo e continuiamo la nostra visita alla città diventata Patrimonio dell’Umanità.

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Mercato di Stone Town, foto di A. Terzi

Palazzo delle meraviglie e Big Tree, viaggio a Zanzibar

Una breve visita a piazza di Kelele, il luogo dove, in tempi passati, si teneva il mercato degli schiavi e dove oggi sorge la cattedrale anglicana. Non manchiamo una visita alla casa natale di Freddy Mercury, il compianto leader dei Queen, per terminare il nostro pomeriggio con l’edificio simbolo della città: Beit el-Ajaib (la Casa delle Meraviglie e/o palazzo delle Meraviglie) un grande edificio che si affaccia sul mare non accessibile al pubblico. Edificato nel 1883, è una costruzione squadrata con balconate e colonnati dominati dalla torre dell’orologio. 

Accanto all’ingresso principale fanno bella mostra due cannoni portoghesi del XVI secolo. Di fianco al Palazzo delle Meraviglie si trova l’Arab fort (il forte arabo): utilizzato nell’800 come prigione, oggi ospita al suo interno l’ufficio di informazioni turistiche, alcuni negozi di prodotti artigianali e un bar. Raggiungiamo poi un punto molto popolare a Stone Town, Piazza Mizingani, per vedere quello che tutti chiamano il Big Tree (il grande albero) che domina l’intero spiazzo. Si tratta di un ficus bengalensis piantato nel 1944 dal sultano Khalifa.

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Viaggio nelle spiagge di Zanzibar

Il giorno seguente lo dedichiamo a una spiaggia molto conosciuta, che si trova nella parte nord occidentale di Zanzibar: Kendwa, considerata una perla di quest’isola con sabbia finissima, bianca con le acque dell’oceano che assumono sfumature che vanno dal turchese allo smeraldo. Tutto intorno alte palme da cocco che regalano un po’ di ombra. Ma è al tramonto che resteremo a bocca aperta per i colori caldi che il luogo assume. Il mare è calmo, il sole riflette i suoi raggi di luce nelle acque, in lontananze le barche dei pescatori fanno da cornice. A riva i pescatori, rientrati, trascinano curvi le reti con il pescato. Il luogo, ci diciamo, regala pace e serenità e confermiamo quello che, durante i nostri viaggi, ci siamo detti: la natura sa regalare magia.

viaggio A ZANZIBAR
foto A. M. Terzi

Il quarto giorno del nostro viaggio inizia con una visita al villaggio di Uroa. Ci accolgono bambini sorridenti che ci seguono nella nostra passeggiata di scoperta. È un villaggio fatto di poche case e alcuni animali che girano indisturbati. Una bimba urla alla nostra vista. Ci spiegano che essendo piccola, solo 2 anni, è la prima volta che vede persone bianche con un aspetto totalmente diverso da quello usuale. Anche qui abbiamo la possibilità di vedere una scuola in piena attività. Ci intratteniamo con una delle maestre intenta a correggere i compiti.

Terminiamo la giornata con una visita alla “Paradise Beach”, di fronte al villaggio Chwaka. E intuiamo la scelta del nome non appena appoggiamo i piedi sulla soffice sabbia bianca di questa spiaggia grande e poco affollata bagnata da un mare turchese.

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foto A. M. Terzi

Safari blu a Zanzibar, viaggio negli abissi

Per il giorno successivo è stata programmata un’escursione particolare, la “Safari blu”, che è rimasta indelebile nei nostri ricordi. Imperdibile per chi ama il mare e lo snorkeling. Raggiunta la spiaggia di Fumba, nella baia di Menay, a ovest di Unguja, siamo saliti a bordo di un dhow, la tipica imbarcazione locale, e ci siamo diretti in mare aperto dove abbiamo incontrato un banco di delfini e ci siamo tuffati immediatamente per nuotare con loro. Approfittiamo per fare snorkeling perché il fondo marino è spettacolare per la presenza di moltissimi pesci. Siamo circondati da un vero eden. Approdiamo su un atollo: Mnemba circondato da una spettacolare ed intatta barriera corallina tanto che è area protetta.

Nessuna barca a motore può avvicinarsi e questo permette di immergersi in tutta sicurezza per ammirare oltre 300 specie di pesci oltre a delfini e tartarughe marine che nel periodo compreso tra dicembre e marzo usano la spiaggia per deporre le loro uova. Un’esperienza veramente unica e indimenticabile. Gustiamo, direttamente sull’atollo, frutta fresca e osserviamo ciò che ci circonda e assaporiamo questa atmosfera quasi celestiale. È il momento di risalire in barca per andare a pranzo e lo faremo sulla spiaggia di Muyuni. Qui si organizza una vera e propria grigliata di pesce accompagnata da riso bianco. La nostra pelle ormai è color ambra per le giornate passate all’aria aperta e in mare e gustiamo ogni attimo sdraiati su questo lembo di terra sperduto nel nulla. Dopo ore passate a crogiolarsi al sole terminiamo la giornata in attesa di ammirare lo spettacolo del tramonto.

foto A. M. Terzi

La tartarughe giganti di Prison Island

Il 6° giorno è dedicato alla visita di Prison Island, a circa 6 km dalla capitale. È un’isoletta (800 m di lunghezza x 230 di larghezza) rimasta disabitata sino al 1860 circa e abbracciata da altri isolotti quasi tutti disabitati. A dispetto del nome, l’isola non è mai stata utilizzata come prigione ma piuttosto come luogo di detenzione per gli schiavi che si ribellavano e destinata in seguito a ospitare chi aveva contratto la febbre gialla. Per questo è conosciuta anche come Quarantine Island (isola della quarantena).

La particolarità di Prison Island è che è la casa di una colonia di tartarughe giganti di Aldabra. Da alcune fonti si pensa portate sull’isola nel XIX secolo per evitare l’estinzione della specie a causa del bracconaggio. Sono veramente enormi e ormai abituate a muoversi in mezzo ai turisti tanto che si avvicinano per mangiare dalle mani. Alcune tartarughe raggiungono il considerevole peso di 250 kg e hanno festeggiato con 200 candeline il loro compleanno. Un luogo dunque molto importante per la conservazione di questo esemplare entrato nella lista rossa IUCN come animale considerato sensibile e da proteggere. Non resta che concludere la giornata su una bella spiaggia poco lontana da Prison Island: Nakupenda che in swahili, significa “ti amo”. Soprannominata anche “l’isola che non c’è” perché appare e scompare a causa delle maree. Al tramonto il mare si ritira e magicamente compare Nakupenda una lingua di sabbia candida.

Incontro con un lemure a Cheetah’s Rock, foto A. M. Terzi

Viaggio a Cheetah’s Rock di Zanzibar

Ed eccoci al nostro ultimo giorno che viene dedicato interamente a Cheetah’s Rock un centro di salvataggio e conservazione per animali selvatici. Legalmente riconosciuto dalla Cites, è il luogo che permette alle persone di vivere un’esperienza particolare con animali che normalmente vivono allo stato libero. Qui arrivano animali salvati che non potrebbero sopravvivere in natura. Ogni essere presente nella struttura ha una storia ed è Jenny che ne racconta i particolari. Gli animali presenti nel centro hanno acquisito fiducia nell’uomo e vivono a stretto contatto con lui. Nessuno di questi animali è stato catturato o è stato sottoposto ad alcuna costrizione ma riceve amore, rispetto e… qualche rinforzo positivo.

Il primo animale che incontriamo è una zebra cresciuta con dei cavalli dei quali ha subito l’influenza: è buffo osservare questo bellissimo esemplare a strisce comportarsi come un pony. Arrivano poi tantissimi lemuri e scimmiette che salgono sulla spalla in cerca di cibo. È la volta della pappa a un leone bianco, un vero spettacolo! Il centro accoglie anche una iena ridens, una tigre e un ghepardo molto affettuoso che ci bacia in segno di ringraziamento.

La nostra vacanza è al termine e la nostra valigia ora contiene, oltre a costumi, creme solari e occhiali, emozioni e ricordi che rimarranno a lungo vividi nel nostro cuore.

Esemplare di leone bianco, foto A. M. Terzi

Viaggio a Zanzibar, qualche suggerimento

Quando andare: Il periodo migliore per una vacanza a Zanzibar sono i nostri mesi invernali dicembre, gennaio, febbraio.
Visti: serve un visto di ingresso di 50 dollari e altri 50 dollari come visto di uscita oltre a una tassa di soggiorno anch’essa di 50 dollari
Fuso orario: un’ora in più rispetto all’Italia durante il periodo dell’ora legale diversamente due ore in più.
Sanità: non c’è obbligo di vaccinazione ma è consigliata la profilassi antimalarica
Valuta: ovunque sono accettati euro e dollari americani. Carte di credito sono accettate ma hanno commissioni piuttosto alte.
Come vestirsi: tipico abbigliamento da mare: costumi, magliette, bermuda, cappelli. Ricordate che Zanzibar è un paese musulmano pertanto è consigliato un abbigliamento consono senza scollature o pantaloncini troppo succinti.

In viaggio a Zanzibar con la Torta speziata

La nostra ricetta: il dolce classico di Zanzibar è la Torta speziata ed è a base di chiodi di garofano, cannella, noce moscata e cioccolato. Qui trovate la ricetta per prepararlo e sentire le fragranze regalate dall’Isola delle spezie.

Ingredienti

3 tazze di farina 00, 3 tazze di cioccolato grattugiato, 1 cucchiaino di lievito per dolci, 1 tazza di latte intero, 4 tuorli, 4 albumi, ½ tazza di burro morbido, 2 tazze di zucchero semolato, 1 cucchiaino di cannella, 1 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere, una generosa grattata di noce moscata.

Procedimento

Mescolate la farina con le spezie. In un capiente contenitore mescolate il burro, precedentemente ammorbidito, con lo zucchero creando un composto spumoso. Aggiungere i tuorli e mescolate energicamente. Inserite ora la farina profumata dalle spezie e ammorbidite il tutto con il latte. Mescolate e incorporate il cioccolato. Come ultimo passaggio montate a neve gli albumi e inseriteli delicatamente all’impasto. Infornate in una teglia da plum-cake e cuocete per circa 15 minuti a 180°.
Decorate con stecche di cannella e un filo di cioccolato fuso.

di Anna Maria Terzi

foto A. M. Terzi

INFORMAZIONI:

https://www.tanzaniatourism.go.tz/it

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