Dal Tibet all’Egitto, dal Perù alla Cina, dalla Scozia all’India. Dall’Indonesia al Messico, i luoghi sacri del mondo sono visti e trasfigurati dall’obiettivo di Kenro Izu, raffinato e colto fotografo giapponese. Lo scopo che si prefigge è di capire in profondità culture che, già differenti tra loro si discostano dalla cultura occidentale. Chiave di lettura, ovvero minimo comun denominatore, è l’arte. Capace di superare, con positiva lungimiranza, ogni possibile barriera che potrebbe, a prima vista, apparire invalicabile.

Vita straordinaria: Kenro Izu
Kenro Izu nasce nel 1949 a Osaka e cresce a Hiroshima. Attratto giovanissimo dal mondo della fotografia, dà forma alla propria professionalità presso il prestigioso ateneo “Nihon University” di Tokio. È attratto dagli Stati Uniti d’America e vi si trasferisce. In realtà è a New York che presto decide di vivere. La sceglie come sua base d’azione per ben cinquant’anni, dal 1970 al 2020. Nella metropoli apre anche un proprio studio fotografico dedicato, solo inizialmente, alla fotografia commerciale. Ispirandosi ai grandi maestri fotografi dell’Ottocento, quali Maxime Du Camp, Samuel Bourne, Antonio e Felice Beato e soprattutto Francis Frith. Compie frequenti viaggi in tutto il mondo.
La sua irrefrenabile missione è scoprire “le sette meraviglie del mondo antico”. Non si tratta certo di un lavoro volto alla documentazione architettonica o paesaggistica. Con semplici parole riassume il segreto di come, percependo l’energia del luogo, rovine o templi che siano, avvenga in lui una specie di miracolo artistico. “Come se il sacro spirito mi guidasse attraverso i luoghi per cogliere più a fondo l’essenza della spiritualità”. Una forma di meditazione in un silenzio quasi palpabile.
Alcuni suoi progetti più specifici, sempre all’insegna della spiritualità, sono dedicati alle maschere del teatro giapponese Noh, all’India degli asceti, ai monaci dei monasteri in Bhutan, al sito archeologico di Pompei e alla “terra dimenticata” di Fuzhou con i suoi paesaggi desolati, giusto per citarne alcuni. Ora, “il riposo del guerriero”, ovvero del “fotografo viaggiatore” avviene felicemente a Kanazawa, dove risiede ormai da cinque anni. L’antica località, ricca di ciliegi, aceri e tappeti di muschio, si affaccia sul Mar del Giappone ed è protetta, alle spalle, dalle Alpi.

Kenro Izu: la mostra
La mostra, curata da Filippo Maggia, consta di 55 opere appartenenti alla serie “Sacred Places 1&2”, “Eternal light”,” Bhutan Sacred Within”, “India Prayer Echoes”, “Angkor”, “Laos Charity” e “Fuzhou-Forgotten Land”, tutte realizzate nell’ampio arco cronologico che spazia tra il 1985 e il 2019.
L’attraente esposizione è allestita nel complesso monumentale della Fondazione Ugo da Como a Lonato del Garda, in provincia di Brescia, e, più precisamente, nella splendida scenografia offerta dalla Sala del Capitano della Rocca. Dall’alto delle mura della strategica fortificazione medievale che ospita la mostra, si può anche godere di un incomparabile paesaggio che gareggia degnamente, per bellezza e poesia, con le opere esposte all’interno. Gli eventi fotografici personali tenuti da Kenro Izu in tutto il mondo, negli ultimi vent’anni, in realtà, sono numerosissimi. Si spazia dalle più prestigiose gallerie d’arte, da New York a Tokio, da Taiwan a Bangkok, da San Diego a Santa Fe. La mostra offerta nella Rocca di Lonato risulta la più recente. “Last”, quindi, “but”, surely, “not least…”

Kenro Izu: la Fondazione
Presieduta da Sergio Onger, la Fondazione Ugo Da Como valorizza con varie manifestazioni, il patrimonio lasciato nel 1942 alla pubblica fruizione dal Senatore bresciano che le ha dato il nome ( Brescia 1869-Lonato 1941). Il complesso monumentale comprende, oltre alla Rocca visconteo veneta, anche la Casa Museo di Ugo Da Como, detta casa del Podestà. L’edificio, di origini quattrocentesche, restaurato a inizio Novecento dall’architetto bresciano Antonio Tagliaferri, è ricco di straordinarie raccolte archivistiche e librarie con 52.000 volumi, incunaboli, cinquecentine e rari volumi illustrati del Sei e Settecento.
A questo lascito si sono aggiunti circa 5mila disegni relativi ai maggiori cantieri edili di Brescia e Lombardia realizzati nella seconda metà dell’Ottocento dallo Studio Tagliaferri e, più recentemente, altre 400 opere di pregio del “Deposito del Cav. Luigi Nocivelli”. La Fondazione garantisce visite guidate e consultazione dei fondi archivistici e librari. Dal 2023, con la direzione scientifica di Filippo Maggia, ha dato il via nella Rocca a importanti mostre dedicate all’arte fotografica. Grande successo ha avuto l’esposizione delle visioni romane di Gabriele Basilico, seguita dalla mostra della Collezione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Con la potenza sorprendente di un fuoco d’artificio, l’iniziativa culturale presenta ora le fotografie spirituali e introspettive di Kenro Izu, luoghi dell’anima.

Kenro Izu: il catalogo
L’imperdibile volume catalogo edito da Silvana Editoriale. è uno scrigno che permette di prolungare nel tempo la sensazione di bellezza avvertita contemplando le immagini dalle atmosfere spiritualmente coinvolgenti. Un grazie particolare va a Silvana Editoriale che, anche in tale occasione, ha raccolto la sfida, vincendola, alla grande.

Tecnica e filantropia
Le fotografie sono realizzate in analogico, con banco ottico fatto costruire da Kenro Izu per spropositati negativi 14×20 pollici. Il grande formato permette di ottenere immagini “ scavate e ricche di dettagli minimi” e la stampa al platino da lui prediletta contribuisce a suscitare la sensazione tangibile che dai luoghi evocati evapori spiritualità. In Cambogia, dove si reca nel 1993 per fotografare i templi di Angkor Wat, incontra bimbi malnutriti e spesso privi di braccia o gambe, vittime del conflitto in Vietnam. Nel 1996 fonda l’attiva organizzazione no-profit Friens Without a Border (FWAB) che fornisce assistenza medica ai bambini e alle bambine del Sud Est asiatico.
Nel 1999, con il sostegno di altri fotografi, di donatori e di amici di tutto il mondo, apre in cambogia l’Angkor Hospital for Children (AHC) che riesce poi ad affidare all’amministrazione locale. Volge, quindi, la sua missione di assistenza ai bimbi di un altro paese, il Laos. All’inizio del 2025 inaugura a Luang Prabang, un nuovo ospedale pediatrico, il Lao Friends Hospital for Children (LFHC). Nel primo anno di attività, l’LFHC cura quasi 20.000 bambini. Meditazione e spiritualità, come dovrebbe sempre essere, non sono fine a sé stesse, ma sono la condizione necessaria per trasformarsi in profondi atti di amore, incondizionato.
testo di Maria Luisa Bonivento Thurn
