Mulhouse in Alsazia. Se volete conoscere una città proprio nel cuore dell’Europa, punto di incrocio tra la cultura francese e quella tedesca, dove le influenze di entrambe le tradizioni si fondono in modo armonioso creando un’identità unica, dovete proprio recarvi a Mulhouse, la porta meridionale della lunga regione alsaziana. Il suo simbolo ed elemento distintivo del paesaggio urbano è proprio la Tour de l’Europe, un grattacielo in cemento armato alto 100 metri costruito alla fine degli anni ’60, che ospita appartamenti di lusso e un ristorante panoramico all’ultimo piano. Dall’alto offre una vista spettacolare sulla città e sui tre Paesi che qui si incontrano: Francia, Germania e Svizzera. La forma triangolare, che ricorda il Palazzo del Parlamento europeo a Bruxelles, ne fa un esempio interessante di architettura del dopoguerra.

La collocazione geografica ha favorito durante i secoli intensi scambi commerciali e contaminazioni culturali significative, facendo di Mulhouse un crocevia di popoli e idee. Con poco più di centomila abitanti, la città si estende nella pianura solcata dal Reno a pochi chilometri dai confini con Germania e Svizzera, alle porte della catena montuosa dei Vosgi francesi e a breve distanza dalla Foresta Nera tedesca.  Le vie di accesso per chi arriva dall’Italia sono comode.

Chi viaggia in treno può sfruttare i collegamenti con treni veloci che attraversano la Svizzera e raggiungendo Mulhouse da Milano in circa 4 ore e mezzo. La stazione centrale di Mulhouse è ben collegata con i principali centri europei. Costituisce un importante snodo ferroviario per tutta la regione. Chi arriva in macchina normalmente percorre l’autostrada La città è anche ben collegata con voli diretti da diverse città italiane. L’aeroporto EuroAirport Basel-Mulhouse-Freiburg, a circa 30 km, è condiviso tra Francia e Svizzera, ma serve anche la tedesca Friburgo.

La storia lascia il segno a Mulhouse in Alsazia

Ma da dove è nata questa vocazione europea di Mulhouse? Evidentemente dalla sua storia, un percorso singolare nel panorama delle città francesi. A differenza di molti altri centri alsaziani, Mulhouse godette di uno statuto particolare. Fu una città libera dell’Impero germanico fin dal XIV secolo. Questo speciale status permise di sviluppare una forte autonomia politica, ma soprattutto economica. E furono proprio gli interessi economici a legare la città alla Confederazione Elvetica. L’alleanza con i cantoni svizzeri del 1515 la fece diventare una repubblica indipendente, non un cantone, sotto la loro protezione. Questo legame privilegiato e inusuale con la Svizzera durò quasi tre secoli.  Durante questi anni si sviluppò in città soprattutto l’industria tessile, che divenne motore trainante della sua crescita economica.

La svolta decisiva avvenne però nel 1798 e anche in questo caso fu una mossa inusuale. La città decise volontariamente di unirsi alla Francia rivoluzionaria. Interessante è capire la motivazione di questa scelta, apparentemente sorprendente per una città legata alla Svizzera. La scommessa principale fu di natura economica. Gli industriali tessili di Mulhouse vedevano nell’unione con la Francia l’opportunità di accedere a un mercato molto più ampio di quello svizzero per i loro prodotti. E così ogni anno si festeggia “La Réunion”. A ricordo di quel 4 gennaio 1798 quando Mulhouse cessò di essere una repubblica indipendente per diventare parte integrante della nazione francese. La scommessa fu vinta nel corso dell’800, quando qui si affermò una fiorente industria tessile che portò benessere e lavoro a tutta la popolazione.

La doppia anima di Mulhouse in Alsazia

Questo sviluppo industriale antesignano fu interrotto dal conflitto franco-prussiano del 1870. Tutta l’Alsazia e parte della Lorena passarono sotto il controllo dell’Impero tedesco. Per il successivo mezzo secolo, dal 1871 al 1918, Mulhouse subì una forte germanizzazione, visibile ancora oggi in diversi aspetti. Con la fine della Prima Guerra Mondiale l’Alsazia ritornò alla Francia. Tutto ciò con un’identità culturale segnata da questa alternanza di influenze francesi e tedesche. Ma non era ancora finita. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la città subì nuovamente l’occupazione tedesca dal 1940 al 1944 prima di essere definitivamente liberata e reintegrata nella Repubblica francese.

Questa doppia anima della città è visibile e riconoscibile innanzitutto dagli edifici. Essi conservano un carattere peculiare, una sintesi tra il pragmatismo tedesco e l’estetica francese. L’architettura riflette dunque questa fusione di tradizioni. Edifici in stile francese convivono con costruzioni che richiamano l’estetica tedesca. Creano un panorama urbano eterogeneo, ma armonioso e interessante. Si manifesta poi in numerosi aspetti della vita quotidiana. Si parte dal dialetto alsaziano, una variante dell’alemanno che ancora oggi viene parlato da una parte della popolazione, soprattutto dalle generazioni più anziane. I nomi delle strade e delle piazze recano molto spesso anche l’indicazione antica. Testimoniano questa duplice appartenenza culturale senza astio o spirito di rivincita, ma anzi con amore e orgoglio per la propria storia composita.

Cattedrale

A Mulhouse, in Alsazia, alla ricerca della gastronomia locale

Da ultimo, la gastronomia locale rappresenta un ulteriore esempio di questa contaminazione culturale. Nei ristoranti e nelle winstub, letteralmente sale del vino in dialetto alsaziano, si possono gustare piatti che ancora una volta mescolano influenze francesi e tedesche. Ad esempio, la choucroute garnie,crauti con carni miste. La flammekueche, una sorta di pizza sottile con panna, cipolle e pancetta. O il bäckeoffe, uno stufato di carne e patate. Il tutto accompagnato dai rinomati vini bianchi alsaziani. Questa identità di frontiera si esprime infine nel carattere dei suoi abitanti, noti per la loro laboriosità e precisione, qualità spesso associate alla cultura tedesca. Al tempo stesso sono famosi anche per la loro apertura e joie de vivre, tratti orgogliosamente caratteristici della tradizione francese. Mulhouse è così una città originale. Non si limita a subire passivamente le influenze delle culture vicine, ma le rielabora in modo autonomo.

Esempi partcolari di architettura in città e nel centro storico

Crea una sintesi che costituisce la sua vera ricchezza e attrae quei visitatori che hanno il tempo di immergersi nel panorama cittadino. Il tour comincia da Place de la Réunion, la piazza principale che prende il nome dall’evento storico del 1798. Qui si affaccia il maestoso Hôtel de Ville, l’edificio del municipio del XVI secolo. Il municipio ha una originale facciata in stile rinascimentale alsaziano, decorata con poderosi trompe-l’œil che raffigurano scene allegoriche e ritratti di personaggi illustri.

È gradevole percorrere a piedi le vie del centro storico, ammirando tipiche case a graticcio di stampo alsaziano, con facciate colorate e travi in legno a vista. Particolarmente suggestiva è la Maison Mieg, una delle più antiche abitazioni di Mulhouse, un bell’esempio dell’architettura rinascimentale che qui durò fino al XVI secolo. Nelle strade vicine si trovano invece edifici in stile wilhelmiano, costruiti durante il periodo di dominazione tedesca, con facciate imponenti e, data l’epoca, ricchi dettagli decorativi Art Decò.

MULHOUSE ALSAZIA

Mulhouse in Alsazia: la città dell’automobile

Una peculiarità che merita di essere menzionata è la presenza in città di oltre 200 muri dipinti sparsi per la città. Questi murales realizzati da artisti locali e internazionali trasformano il paesaggio urbano meno notevole in una galleria d’arte a cielo aperto e raccontano della città, della sua storia industriale e della sua identità multiculturale. E’ una forma d’arte urbana iniziata negli anni ’80 come progetto di riqualificazione di edifici di poco pregio, ma diventata nel tempo un’amata caratteristica distintiva, testimonianza di vitalità culturale. Una sosta a Mulhouse è certamente incompleta se non si dedica un tempo sufficiente alla visita della Cité de l’Automobile, conosciuta anche come Musée National de l’Automobile-Collection Schlumpf, una delle attrazioni più visitate dell’Alsazia. È ospitata in un’ex fabbrica tessile magnificamente restaurata e vanta la più grande collezione di automobili d’epoca al mondo, con oltre 400 vetture storiche esposte su una superficie di 25.000 metri quadrati.

MULHOUSE ALSAZIA
Cité de l’Automobile

Nella Cité de l’Automobile modelli rarissimi in esposizione

Il cuore della collezione sono le automobili appartenute ai fratelli Fritz e Hans Schlumpf, industriali tessili di Mulhouse che, a partire dagli anni ’50, furono ossessionati dall’acquisto di auto d’epoca, in particolare di modelli Bugatti, al punto che il loro impero tessile crollò negli anni ’70. Con il fallimento delle aziende e il licenziamento degli operai, la straordinaria collezione venne scoperta e rischiò di essere dispersa. Per fortuna fu acquisita dallo Stato francese, che con lungimiranza la trasformò in pochi anni in uno straordinario museo nazionale.

Oggi si possono ammirare modelli rarissimi come la lussuosa Bugatti Royale, di cui esistono solo sei esemplari al mondo, due dei quali qui esposti, diverse vetture da competizione di tutte le marche che hanno fatto la storia dell’automobilismo, con naturalmente molte Ferrari d’epoca, ma anche un’ampia sezione dedicata alle auto che hanno segnato l’evoluzione tecnologica dell’industria, dalle prime vetture a motore di fine Ottocento ai prototipi più recenti.

MULHOUSE ALSAZIA

In Alsazia a Mulhouse, città in piena riconversione

Negli ultimi decenni, Mulhouse ha intrapreso un ambizioso percorso di riconversione e rinnovamento urbano, trasformandosi progressivamente da città industriale in declino a centro di innovazione, cultura e turismo. Questo processo di rigenerazione avviato negli anni ’80 sì è intensificato negli ultimi vent’anni, permettendo alla città di reinventarsi senza rinnegare le proprie radici industriali. Un chiaro esempio di trasformazione è rappresentato dalla riqualificazione della Fonderie, un’ex fonderia meccanica le cui prime attività industriali risalgono al 1826.

Dopo il progressivo declino a partire dagli anni ’70, questo sito industriale è stato acquisito dalla città nel 1997 ed è stato oggetto di un ambizioso progetto di riqualificazione urbana. Oggi la Fonderie ospita un campus universitario, diversi istituti di formazione e scuole legate al mondo digitale. Dimessi i panni veteroindustriali, è diventato un polo per l’innovazione e l’imprenditoria e ha attirato numerose aziende. All’interno trova spazio anche la Kunsthalle Mulhouse, un centro d’arte contemporanea che organizza mostre temporanee di artisti di fama internazionale.

A Mulhouse da visitare il Parc du Belvédère

Non è questa l’unica trasformazione di successo: altre aree industriali dismesse si sono riconvertite in spazi culturali o spazi verdi. Il Parc du Belvédère, nato su un’altra zona industriale dismessa, permette oggi passeggiate tra boschi e sentieri, con una torre panoramica che regala viste spettacolari sui Vosgi, sulla Foresta Nera e, nelle giornate limpide, persino sulle Alpi. Questi interventi fatti con denaro pubblico hanno messo in moto anche lo sviluppo turistico, valorizzando il patrimonio storico e culturale e promuovendo un modello di turismo sostenibile basato sulla mobilità dolce, con piste ciclabili e un efficiente sistema di trasporti pubblici. Se arte e cultura hanno giocato un ruolo fondamentale in questa rinascita, anche l’economia sta vivendo una trasformazione, con un progressivo passaggio dall’industria pesante a settori più innovativi come le tecnologie digitali, la ricerca scientifica e l’economia creativa.

L’ evoluzione è sostenuta dalla presenza dell’università e di centri di ricerca, che favoriscono il trasferimento tecnologico e la nascita di start-up innovative.  La città si sta così affermando come esempio virtuoso di riconversione post-industriale, dimostrando come una città con una forte tradizione manifatturiera possa reinventarsi e trovare nuove vie di sviluppo, mantenendo viva la memoria del proprio passato industriale per proiettarsi con decisione verso il futuro. Mulhouse è un bell’esempio, ma non l’unico in Francia, un Paese che in questo campo fa scuola a tutta Europa.

testo Leonardo Felician

MULHOUSE ALSAZIA

INFORMAZIONI:

http://www.france.fr

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