Il Viaggiatore Magazine – Balletboyz – Teatro Comunale, Vicenza
E’ considerata una delle formazioni più innovative e originali della modern dance, costituita da dieci strepitosi giovani talenti, in un unico ensemble inglese tutto al maschile. E’ la compagnia BALLETBOYZ®, che sarà in scena al Teatro Comunale di Vicenza giovedì 23 marzo (ore 20.45).
Pioniere dell’idea di una danza per tutti, con la direzione artistica di Michael Nunn & William Trevitt, l’ensemble inglese è riconosciuto come una delle più vivaci realtà della scena britannica, ed ha raggiunto un vasto pubblico grazie ai loro apprezzati lavori, tanto in teatro quanto in televisione. La serata di Life./Vita ovvero un elegante, energico, provocatorio sguardo alla vita e alla morte presenta due creazioni coreografiche di altrettanti autori.
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Il sipario si apre su RABBIT, nuova produzione 2016 ideata dallo svedese Pontus Lidberg sulla musica del compositore polacco Henryk Mikolaj Górecki, che crea un intelligente contrappunto al movimento. Questa coreografia, in cui si ritrova l’abituale intelligenza e l’interesse per gli animali di Lidberg, ha un che di onirico e attinge al subconscio e alla sfera psicologica. Inizia con due uomini in scena, una scatola scenica illuminata da luce lunare, di cui uno indossa una testa di coniglio. Via via entrano altri danzatori tutti vestiti in modo simile, anche se non sempre con la testa di coniglio, e la qualità del loro movimento è morbida, tanto da sembrare leggeri come piume. Per il coreografo l’elaborazione condivisa del significato su questo suo lavoro dedicato all’esclusione e al desiderio di appartenenza ad una comunità è fondamentale: “È come quando si guarda un quadro – afferma – e il guardarlo può arrivare a dire molte più cose su noi stessi che non sul quadro stesso”.
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A seguire è FICTION del venezuelano Javier de Frutos su musiche del britannico Ben Foskett e dell’americano di origine libanese P. Jabara. L’inizio è surreale, mentre una voce fuori campo annuncia che il coreografo Javier de Frutos è morto. Ovviamente non è vero, l’artista voleva solo creare un lavoro sulla morte e gli sembrava scortese farlo su quella di qualcun altro. In scena i danzatori, davanti ad una grande sbarra, si muovono come se le parole fossero il motore del loro movimento. L’azione si sviluppa con un uso virtuosistico della sbarra, e con movimenti sia a canone che all’unisono in quello che sembra un flusso incessante di creatività e immaginazione. Le emozioni fioccano: un individuo sembra essere escluso dal gruppo, e un altro viene prevaricato, e Javier de Frutus costruisce nel corpo maschile composizioni e coreografie sempre nuove e diverse. Tra i danzatori in scena ritroviamo Andrea Carrucciu, Flavien Esmieu, Marc Galvez, Edward Pearce, Harry Price, Matthew Rees, Jordan Robson, Matthew Sandiford, Bradley Waller.
E.G.
