In visione gratuita per il pubblico è la versione in oro, argento e seta de il Cenacolo di Leonardo a Milano. Splendidamente esposta nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, luogo simbolo delle rassegne d’arte milanesi.
Per la prima volta a poca distanza sia dall’originale leonardesco nel Refettorio della Chiesa delle Grazie, sia dal Codice Atlantico conservato nella Biblioteca Ambrosiana che dalla Sala delle Asse al Castello, il Cenacolo in seta costituisce il quarto punto cardinale, che si aggiunge ai tre esistenti, utile alla comprensione del mondo leonardesco presentato al pubblico nell’ambito di “Milano Leonardo 500”.
L’arazzo fu realizzato nelle Fiandre, tra il 1505 e il 1510, all’incirca nelle stesse dimensioni del Cenacolo di Leonardo, su commissione di Luisa di Savoia e del figlio Francesco Duca d’Angouileme, futuro re Francesco I di Francia.

Arazzo raffigurante il mese di novembre della collezione Trivulzio-Palazzo Reale-Milano

Arazzo raffigurante il mese di novembre della collezione Trivulzio-Palazzo Reale-Milano

IL CENACOLO DI LEONARDO A MILANO

Prova dell’identità dei committenti sono i simboli in esso contenuti. I nodi di Savoia  delimitano lateralmente la raffigurazione. Lo stemma reale francese è in alto al centro e la salamandra, impresa personale di Francesco. Già Luigi XII aveva pensato di staccare il Cenacolo dal muro per portarselo in Francia. L’idea di realizzarne un arazzo si è rivelata una soluzione non solo logica, ma anche spettacolare. Un arazzo che è diventato un manifesto di cultura europea, con ruolo fondamentale nella conoscenza dell’arte di Leonardo in Francia.

Nell’esaustivo catalogo della mostra edito da Skira-Paris a cura di Pietro C. Marani, si legge: “Martedì 28 ottobre 1533 papa Clemente V della nobile casata dei Medici benedice a Marsiglia l’unione nuziale fra i due sposi quattordicenni, Caterina, nipote dello stesso pontefice e Enrico di Valois, secondogenito del Rex Christianissimus Francesco I. Il matrimonio, preparato da lunghe trattative strettamente collegate alle rivalità tra Asburgo e Valois per il predominio in Italia, nasceva da salde motivazioni politiche”. Si trattò, infatti, di una fastosa cerimonia celebrata in pompa magna. Quale più degno regalo di nozze di Francesco I al Pontefice sarebbe stato se non l’altrettanto fastoso arazzo?

Fu così che la serica opera d’arte trasmigrò dalla Francia a Roma all’interno dello Stato Pontificio. Da questo luogo non si sarebbe più mossa per secoli e secoli.  Si è mosso poco tempo fa. I Musei Vaticani si sono impegnati a concedere in prestito l’arazzo raffigurante il Cenacolo a patto che vi fosse realizzato un restauro. Un’ occasione di studi e di verifiche, con approfondimenti storici e cronologici.

Nella sala delle Cariatidi l'arazzo della Collezione Trivulzio, raffigurante il mese di ottobre e a destra il Cenacolo in seta

Nella sala delle Cariatidi l’arazzo della Collezione Trivulzio, raffigurante il mese di ottobre e a destra il Cenacolo in seta

Un’opera nata a nuova vita dopo due anni

Il restauro è stato finanziato dal Comune di Milano e dal Castello di Clos Lucé ad Amboise. La realizzazione del restauro è stata di  Alessandra Rodolfo e dell’équipe di restauratori dei Musei Vaticani. Il lavoro è giunto a conclusione dopo due anni. Il Cenacolo in seta, quindi, nato a nuova vita, è stato presentato per la prima volta nello scorso settembre nel Castello di Clos Lucé ad Amboise, dove Leonardo aveva trascorso i suoi ultimi anni, per poi approdare a Milano. Ora troneggia nella Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale, affiancato, non a caso, da due altri splendidi arazzi cinquecenteschi.

I due esemplari per la loro impostazione prospettica centralizzata, rivelano un’ispirazione leonardesca. Si tratta dei Mesi Trivulzio del Bramantino, ipotetico autore del cartone su cui fu tessuto l’arazzo dei Musei Vaticani. Creati a Vigevano tra il 1503 e il 1509, sono stati prestati per l’occasione dalle Civiche  Collezioni d’arte del Castello Sforzesco di Milano. Dei dodici Mesi in esposizione nella grande Sala della Balla, antica sede delle feste ducali e delle partite di pallacorda, sono stati scelti gli arazzi dedicati a ottobre e a novembre, a sottolineare il periodo di esposizione a Palazzo Reale.

Nella sala delle Cariatidi, il Cenacolo in seta affiancato dall'arazzo coevo.

Nella sala delle Cariatidi, il Cenacolo in seta affiancato dall’arazzo coevo.

La proiezione di un quadro vivente

Perdipiù, nel backstage, oltrepassando il teatrale rideau in velluto rosso ai lati del palcoscenico che ha per protagonista il capolavoro serico raffigurante il Cenacolo e per coprotagonisti, i due arazzi dei Mesi, si è colti da una grande sorpresa. Le profonde note dello Stabat Mater di Rossini, che hanno fatto da sottofondo alla visita, si rivelano la colonna sonora di un’inaspettata opera cinematografica di nove minuti, avvincente da togliere il fiato. Si tratta de “L’ultima cena: Tableau vivant”.

Un’opera d’arte di strabiliante potenza iconica. D’altra parte, proiettato nella stessa Sala delle Cariatidi, alle spalle dell’arazzo, il quadro vivente ne vuole sondare l’anima. Offre così la possibilità di meditare sui dettagli mistici, in un confronto meticolosamente curato. I leggendari artisti del cinema che hanno creato e filmato l’interpretazione contemporanea sono Armondo Linus Acosta ed i Premi Oscar, Vittorio Storaro e Dante Ferretti.
A creare l’effetto quasi ipnotico è il ritmo lentissimo con cui avvengono i mutamenti nella scena. Quasi i movimenti si incatenassero  uno alla volta.

Armondo Linus Acosta, regista e anche attore del Tableau Vivant, parla dell'arazzo raffigurante il Cenacolo

Armondo Linus Acosta, regista e anche attore del Tableau Vivant, parla dell’arazzo raffigurante il Cenacolo

Una ventata metafisica “anima” gli apostoli

Inoltre, gli apostoli, accuratamente scelti tra studenti che avevano rassomiglianza con i soggetti leonardeschi, muovono a turno capo e mani. Oltretutto sembrano quasi toccati da una misteriosa ventata metafisica che anima ora uno, ora l’altro, dando corpo all’evento mistico. Per ottenere l’effetto d’immobilità generale che porta a concentrare l’attenzione su quello che invece si muove, gli abiti, rigorosamente in tessuti anticati ad arte, sono sorretti da perfetti calchi in gesso dietro a cui sono posizionati gli attori.

D’altraparte non è un caso che il mitico Acosta sia un maestro di meditazione e che per avvicinarsi alla rivelazione e all’ispirazione divina, si sia trovato a rallentare i ritmi, Tai Chi style. Con devozione, condividendo con Leonardo l’estremo amore per la Bellezza e la Costruzione Divina del corpo umano e anche dello spirito umano. “Ho congelato la scena, i dettagli sono identici, le persone potranno ammirare i personaggi, l’apparecchiatura della tavola, tutto è uguale. In realtà penso che Leonardo sarebbe molto felice di vederlo”.

testo e foto di Maria Luisa Bonivento

INFORMAZIONI:

http://www.palazzorealemilano.it

http://www.thelivingtableau.com

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