Cattedrale di Santo Stefano-Prato

Prato storie di tessuti. Schiva e con una aspirazione all’understatement, Prato è ai confini dei flussi turistici classici nella Toscana felix. Eppure ha molto per piacere. Ha, tanto per cominciare, musei e opere d’arte disseminati con non chalance nel tessuto urbano. Il suo Duomo, imponente e suggestivo, è impreziosito dalle opere d’arte dei migliori artisti del Rinascimento toscano. Nel suo territorio si trovano alcune delle ville, come “la bella tra le belle” di Poggio a Caiano, dove secoli fa i rampolli dei Medici (e i loro invitati) passavano l’estate.

A spasso per Prato, città della storia dei tessuti

Chi non si vuole perdere nulla di Prato può cominciare ad esplorare la Piazza del Comune. Qui, infatti, si affaccia il Palazzo Pretorio con una Pinacoteca ricchissima di opere che vanno dai fondi oro del Gotico Toscano ai dipinti di Agnolo Gaddi, di Filippo e Filippino Lippi, di Maria Preti e Ardengo Soffici. Poi si raggiunge piazza del Duomo con la Cattedrale di Santo Stefano, vero e proprio concentrato di storia dell’arte.

Sulla facciata sboccia un pulpito progettato da Donatello. L’interno conserva gli affreschi delle griffes più famose nella Toscana tra ‘400 e ‘500. Ad esempio quelli di fra’ Filippo Lippi  (autore delle Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista) e Paolo Uccello (cui si devono i dipinti della Cappella dell’Assunta). Per non parlare di Giovanni Pisano, di Benedetto da Maiano, di Agnolo Gaddi che hanno lasciato in Santo Stefano le tracce preziose del loro passaggio. E, accanto a questi capolavori del passato, la chiesa custodisce anche opere di autori contemporanei, come le sculture di Emilio Greco e di Robert Morris.

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Il Pulpito di Donatello

Non solo Duomo. Prato racconta le storie di tessuti

A pochi minuti di cammino dal Duomo, ecco, poi, Piazza delle Carceri. E’ dominata dalla mole del Castello di Federico II, unico esempio di architettura fridericiana nell’Italia centro-settentrionale. In piazza anche le eleganze rinascimentali della Basilica di Santa Maria delle Carceri. La Basilica è uscita dalla matita geniale di Giuliano di Sangallo e impreziosita dalle opere di Andrea della Robbia, Buontalenti e Ghirlandaio. Poi c’è il Cassero. Si tratta di una specie di camminamento fortificato voluto nel ‘400 dalla Repubblica di Firenze. Permetteva di raggiungere l’interno del Castello senza essere visti dall’esterno. Ma c’è anche la Prato 2.0. Un museo a cielo aperto di arte contemporanea con installazioni, sculture e creazioni. Le opere di Henry Moore, di Salvatore Messina, di Luciano Minguzzi, di Kaarina Kaikkonen convivono con il suo tessuto medievale e rinascimentale.

Il santuario dei maestri del ‘900 e del 2000 è, però, il Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci. 3.000 mq di sale espositive, un archivio, i 60.000 volumi della biblioteca specializzata CID/Arti Visive, l’auditorium-cinema, un bookshop e un teatro all’aperto. Tutto riveduto e corretto dall’archistar Maurice Nio.

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Duomo

I cenci di Prato

Che tra Prato e i tessuti ci sia un legame profondo nessuno lo può negare. La città, cuore di un distretto industriale che conta 2.500 imprese tessili e quasi 20.000 addetti, è aperta da sempre a migrazioni, contaminazioni e sperimentazioni. Prato ha saputo, e sa ancora, valorizzare le stoffe  esauste (i cenci nel colorito slang locale), rigenerarle, farne di nuove e di pregio da riutilizzare. Tutto ciò per dare alla società le risposte di cui ha bisogno. Lavoro, alloggi, spazi culturali e sociali. Si valorizza così il territorio e la sua storia e riducendo al massimo sprechi e impatto.

Testimonial di questo legame profondo è il Museo del Tessuto, ospitato nella ex Cimatoria Campolmi. Imperdibili, negli spazi dove un tempo i tessuti grezzi venivano rifiniti  attraverso diverse fasi di lavorazione (come la cimatura, per l’appunto), le collezioni di stoffe antiche, moderne e contemporanee. Nelle sale del Museo i drappi precolombiani affiancano le pezze di lino dell’Antico Egitto. I damaschi Rinascimentali sono esposti accanto ai primi esemplari di tessuti industriali. Sono vicino alle stoffe d’autore e non manca una sezione di macchinari e strumenti utilizzati nel corso dei secoli dei tessutai pratesi.

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“Cenci”

TIPO, ovvero le storie delle fabbriche di tessuti a Prato

Ma poi nasce TIPO (Turismo Industriale Prato), un progetto che racconta la città partendo dalle sue aziende tessili, ricostruendo la storia e le vicissitudini dei cenciaioli pratesi fino alla green fashion. Gli edifici, il territorio, le tradizioni e la qualità della manifattura tessile pratese sono così diventati un nuovo prodotto turistico attraverso un ricco calendario di attività fatto di itinerari, visite guidate, performance artistiche, occasioni conviviali e laboratori per bambini. Il programma di TIPO, infatti, prevede visite alle realtà locali ma, oltre alle visite istituzionali e calendarizzate, alcuni luoghi iconici di Prato – tra cui il Cavalciotto di Santa Lucia, la Gualchiera di Coiano, il Teatro Fabbricone – si possono visitare in autonomia.

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Cavalciotto di Santa Lucia

TIPO è anche un Festival che caratterizza Prato e le sue storie di tessuti

Non è tutto. Torna in città, dal 12 al 14 aprile, la seconda edizione di TIPO Festival, dedicato al Turismo Industriale e alla storia, alla cultura, alla tradizione e alla contemporaneità dell’eccellenza tessile pratese. TIPO Festival è una full immersion per appassionati, curiosi e addetti ai lavori che tra spettacoli in fabbrica, itinerari di trekking industriali, visite in azienda, presentazioni di libri, mostre, laboratori di arte tessile e convegni potranno avvicinarsi e scoprire il mondo del patrimonio industriale pratese. Fabbriche in attività solitamente non aperte al pubblico o fabbriche recuperate e riconvertite a funzioni diverse nella tre giorni del Festival accolgono la cittadinanza e i turisti in spazi particolari e suggestivi,  li avvicinano alla storia e all’attualità delle manifatture e fanno conoscere da vicino i processi di riciclo e produzione di stoffe, i musei e le architetture del lavoro.

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Centro Pecci

Il programma di TIPO

Il programma vero e proprio del festival è anticipato da tre giorni di iniziative. Sabato 6, mercoledì 10 e giovedì 11 aprile 2024 avranno luogo mostre fotografiche, presentazioni di libri (TIPO Books) e laboratori per bambini di piccola tessitura e di ricamo creativo (TIPO Kids  tornerà al Museo del Tessuto sabato 13 durante il Festival). Il Festival vero e proprio inizierà venerdì 12 aprile con un evento dedicato agli addetti ai lavori, vale a dire l’assemblea nazionale di AIPAI (Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale) e al Museo del Tessuto, si terrà un importante convegno che raccoglie le best practices del turismo industriale in Toscana.  Grande spazio, poi, per i tour alla scoperta del patrimonio industriale di Prato. Sabato 13 aprile  si va alla scoperta dei mille volti del Macrolotto Zero.

Il vecchio cuore produttivo del tessile, oggi è un quartiere multiculturale e creativo e a fianco di edifici di archeologia industriale si trovano esempi di rigenerazione urbana come il centro culturale PrismaLab, lo skate park, le installazioni di street art, l’inclusione sociale del punto luce Save the Children, la ricerca tessile contemporanea di Lottozero.  Domenica 14 aprile sarà la volta del secondo e ultimo tour, che svolgerà il tema dell’incontro tra ingegneria, architettura e teatro, per entrare in contatto con personaggi come Pier Luigi Nervi e Luca Ronconi. Così si potranno visitare il Teatro Fabbricone, il Lanificio Balli (con la Sala Nervi), l’ex Lanificio Calamai, il Teatro Magnolfi e il Politeama. Gran finale con Toscanacci, spettacolo con Paolo Hendel, Riccardo Goretti e Andrea Kaemmerle.Un tributo e un rilancio della grande comicità toscana, inaugurata da Boccaccio, Collodi, Malaparte e Bianciardi.

Enrico Saravalle

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Cimatoria Campolmi Museo del Tessuto

INDICAZIONI:

www.tipo.prato.it

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