Cosa rende La Spezia unica e riconoscibile tra le varie cittadine italiane? Il fatto di essere stata “disegnata” da e per la Marina militare. Durante il periodo napoleonico nasce il progetto per fare di La Spezia, modesto borgo marinaro, un porto navale militare, sfruttando l’approdo naturale offerto dal golfo antistante. Bisognerà però attendere l’Unità d’Italia perché si dia inizio ai lavori per la costruzione dell’Arsenale. La progettazione fu affidata all’ingegnere Domenico Chiodo, ufficiale del Genio.
Una statua nell’omonima piazza ricorda il generale, considerato il “padre” della città moderna. Fece costruire l’Arsenale e trasferì in città la Marina da guerra. Dall’inizio dei lavori, nel 1861-69, il borgo si ingrandì per ospitare le migliaia di lavoratori coinvolti. Si sviluppò a nord e a est del nucleo storico, prosperando sia demograficamente sia economicamente. Il primo piano di ingrandimento, del 1862, prevedeva viali rettilinei affiancati da alberi. Questi ultimi superavano le mura medievali dando vita a un’ordinata scacchiera viaria.

La Spezia marinara e le sue scalinate
Una delle caratteristiche della città, indispensabili per collegare il centro storico alle aree abitate sulle alture che la circondano, sono le scalinate. Sono di notevole interesse storico-artistico. Hanno accompagnato lo sviluppo e l’espansione della città ottocentesca e ben si inseriscono tra palazzi d’epoca e liberty. Quasi sempre molto ripide, offrono impagabili viste panoramiche sui tetti della città, sul porto e sul golfo. La scalinata San Giorgio porta fino al castello omonimo. Si tratta di una fortificazione posta in un punto panoramico, ora sede del museo civico.

L’Arsenale nella La Spezia marinara
L’Arsenale, non solo presidio militare, ma anche polo produttivo, favorì fin dall’inizio del Novecento del secolo scorso l’industrializzazione dell’area. Arrivarono infatti in città numerose industrie belliche, metallurgiche e meccaniche. Già nel periodo precedente la Prima Guerra Mondiale, l’industria spezzina aveva raggiunto un livello di specializzazione notevole.
La città aveva così conosciuto un ulteriore sviluppo demografico. Ampiamente ricostruita dopo i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, come del resto tutta la città, attualmente l’area dell’Arsenale copre una vasta superficie di più di 80 ettari. Al suo interno troviamo un’estesa rete stradale di più di tredici chilometri. 2.600 metri di banchine e otto bacini di carenaggio tra quelli in muratura e quelli galleggianti. Secondo le dimensioni, possono ospitare sommergibili, fregate, incrociatori, cacciatorpediniere o naviglio ausiliario.

Lavori di manutenzione e riparazione nell’Arsenale di La Spezia
Oggi, abbandonata la cantieristica per costruire nuove navi, nell’Arsenale vengono svolti tutti i lavori di manutenzione e riparazione. Si va dalle navi e dai natanti della Marina Militare Italiana alla nave scuola Amerigo Vespucci. Vi lavorano più di 2.000 persone tra militari, impiegati e operai, guidati da un Ammiraglio. L’Arsenale, visitabile un solo giorno all’anno, a San Giuseppe, ospita officine, come quella dei fabbri e dei metalli. Ospita anche la veleria, le banchine scali e i bacini di carenaggio. Per le attività correnti, sono stati creati laboratori specializzati per stare al passo con i tempi e lo sviluppo tecnologico.
Nella vicina località de Le Grazie si trova il Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori “Teseo Tesei”. Questo comando accoglie il Gruppo operativo incursori (GOI), l’unico reparto di forze speciali della Marina Militare. Ospita anche il Gruppo operativo subacquei (GOS), il reparto specialistico alle cui dipendenze sono posti i sommozzatori e i palombari. L’addestramento è assicurato dalle scuole per subacquei e incursori. I reparti, tra i migliori al mondo, sono spesso impiegati nelle missioni all’estero, in interventi di protezione civile e di antiterrorismo.

Una curiosità, la coltivazione dei mitili
Una curiosità, sempre legata alla presenza della Marina, è lo sviluppo della coltivazione dei muscoli (a La Spezia non si possono chiamare cozze!). A partire da fine Ottocento, marinai e operai provenienti dal sud, in particolare da Taranto, introdussero la coltivazione di questi pregiati frutti di mare nelle acque calme del golfo e in quelle antistanti Lerici e Portovenere. Le coltivazioni, oggi molto estese, si sviluppano tra il parco delle Cinque Terre e il parco del Magra.
Sono caratterizzate da tubi in ferro zincato o in pvc infissi nei fondali (un tempo erano pali di legno di castagno) uniti da un reticolo di funi. Oggi sono di nylon ma in passato erano realizzate con erbe palustri. L’acqua pulita dell’area e la presenza di polle sommerse di acqua dolce sono particolarmente adatte alla miticoltura. Per commercializzare i muscoli in sicurezza, i mitili restano cinque giorni in vasche ozonizzate. Questo trattamento permette la depurazione. Negli ultimi anni sono state rilanciate anche le coltivazioni delle ostriche, dal tipico colore verdastro, a lungo abbandonate.

Il Museo Tecnico Navale a La Spezia marinara
Sono molte le emergenze che meritano una visita in città, ma la più significativa, per approfondire il legame con la Marina, è il Museo Navale, posto accanto all’Arsenale. Il nucleo originario fu raccolto da Emanuele Filiberto di Savoia a Villafranca, vicino a Nizza, a metà del XVI secolo. L’attuale collocazione risale al 1958, con un grande ampliamento delle raccolte. Oggi comprende più di 6.500 cimeli e oltre 150 modelli di navi. È il più importante museo navale italiano e tra i più antichi al mondo.
Ospita cimeli che vanno dalla battaglia di Lepanto alle vicende della Marina dei Savoia. Da quella del Regno d’Italia a quella Italiana dopo l’Unità. Una prima sezione, “Origini”, ripercorre le vicende della costruzione dell’Arsenale, promosso da Camillo Benso conte di Cavour. Mostra un plastico del 1863 che permette di capire come la situazione orografica del golfo, cinto da alte colline e da fortificazioni, potesse proteggere l’Arsenale dagli attacchi nemici.

In vista il modellino dell’ “Amerigo Vespucci”
La sezione “Maestranze” mette in mostra le abilità degli artigiani e ne è simbolo il modellino della Amerigo Vespucci, nave-scuola varata nel 1931 per l’addestramento degli ufficiali. E’ considerata una delle più belle navi del mondo, che ancora oggi solca i mari. Il modello, che ha richiesto dieci anni per la sua realizzazione, riproduce fedelmente i tre alberi verticali, trinchetto, maestra e mezzana, tutti dotati di pennoni e vele quadre. Riproduce anche il bompresso sporgente a prua, i tre ponti principali, il castello a prua e il cassero a poppa. A prua la polena in bronzo dorato che raffigura Amerigo Vespucci.
Il fulcro del settore “Tecniche ed Eccellenze”, un percorso nello sviluppo delle conoscenze marinare e nella costruzione di navi. Va dalle più antiche imbarcazioni, quelle egizie, realizzate legando giunchi, passando per le riproduzioni di navi romane. Dai modelli delle caravelle di Cristoforo Colombo ai velieri italiani del XIX secolo. Dalle navi militari della Seconda Guerra Mondiale, come Roma e Vittorio Veneto, fino ad arrivare agli incrociatori Montecuccoli e Giuseppe Garibaldi. Non mancano numerosi esemplari di strumenti nautici per tracciare la rotta.

La figura di Guglielmo Marconi ricordata nella La Spezia marinara
La “Sala Marconi” ricorda la figura di Guglielmo Marconi e della sua invenzione, la telegrafia senza fili. Conserva cimeli, apparati costruiti su brevetto dell’inventore e i messaggi originali che inviò nel luglio 1897 dal Golfo de La Spezia nelle prime prove di radiotelegrafia mondiale. Nella sezione “Uomini, imprese ed eroi” non mancano ricordi e cimeli delle spedizioni polari cui partecipò la Marina militare. Tra queste quella organizzata dal Duca degli Abruzzi sulla Stella Polare (1899-1900) e quella del dirigibile Italia nel 1928. Sempre in questa sezione si ricorda il primo idrovolante provato a La Spezia nel 1907. E’ conservata anche la bandiera della cosiddetta “beffa di Buccari” con la firma autografa di Gabriele d’Annunzio.
C’è anche l’unico esemplare di una torpedine costruita da Rossetti e Paolucci che forzando il porto di Pola il 1° novembre 1918 affondarono la corazzata SMS Viribus Unitis. Si possono ammirare anche un motoscafo silurante modificato usato, insieme ai barchini esplosivi, nella Seconda guerra mondiale. Si trova anche un raro esemplare intatto del “maiale”, una specie di sommergibile tascabile con due operatori a bordo dotati di respiratore subacqueo. Per le operazioni di sabotaggio, era necessario applicare l’esplosivo sulla carena della nave avversaria e poi allontanarsi al più presto. Le lamiere contorte del sommergibile Scirè, varato nel 1938, testimoniano le avventure vissute nel 1941 nel porto di Alessandria, quando i maiali, nascosti nella prua, danneggiarono le corazzate Queen Elisabeth e Valiant.

La Sala delle Polene dedicata agli amanti della subacquea
Per gli appassionati di subacquea, si possono ammirare scafandri risalenti agli anni Trenta del secolo scorso e altri oggetti. Ad esempio elmi, tute, calzari, usati dai primi palombari. Da non perdere la cosiddetta Sala delle Polene al primo piano. Si tratta di una raccolta unica con 28 imponenti sculture in legno, sostenute da travi curve per riprodurre la forma della prua dei velieri. La quasi totalità proviene da navi militari. Molte sono dell’epoca del Risorgimento, come quelle del piroscafo della spedizione dei Mille, quelle della Marina borbonica, che la contrastarono, e quelle delle navi delle guerre di Indipendenza. Numerosi i personaggi famosi che davano il nome alle imbarcazioni. Tra questi Cristoforo Colombo, il re Galantuomo (Vittorio Emanuele II), Kaiserin Elisabet (la famosa Sissi d’Austria), Kaiser Max.
testo di Ada Mascheroni
foto di Enrico Mascheroni
