Vacanze tra il mare e la montagna della Basilicata.

Cosa fare in Basilicata: una regione dove i paesaggi sono testimoni di miriadi di storie, dove i templi riportano alla Grecia, le colline ricordano la Cappadocia, le antiche città hanno prestato le loro fattezze a film ambientati altrove. Dove le chiese affrescate ricordano lo spirito orientale o sono testimoni di antiche famiglie, che scese dal Nord Europa scrissero la storia dell’Italia.

Una regione in cui la bellezza abbaglia col bianco della pietra di cui sono costruiti borghi e città, sorprende con lunari paesaggi d’argilla, avvolge coi profumi della campagna e i sapori schietti dei piatti.  La Basilicata percorsa a ritmo lento, può diventare un luogo di sentimenti ritrovati, di panorami che tolgono il fiato, di borghi che offrono lunghissimi viaggi nel tempo sulle orme di scrittori, poeti, scienziati e imperatori.

Cosa fare in Basilicata

Panorama di Matera

Pitagora e Metaponto

L’intreccio di genti e culture parte dai Greci, passa tra Romani e Longobardi, arriva a Normanni, Svevi e Aragonesi. La storia inizia dal mare con gli Achei. Dalla Grecia navigando verso occidente fondano quella che diventerà una fiorente città. La leggenda vuole però che Metaponto sia stata fondata da un fuggiasco troiano. Verità è invece che Metaponto fu l’ultima residenza di Pitagora. Viste al tramonto le 15 colonne superstiti del tempio di Hera a Metaponto, del VI secolo a.C. , sembrano davvero le “Tavole Palatine”, con gli architravi sommitali a ricordare i resti delle “tavole” su cui secondo leggende medievali sedevano i paladini, i giganteschi cavalieri del ciclo carolingio.

Ma ad essere più scientifici si capisce ancor meglio l’altro nome di questo luogo,  “Scuola Pitagorica” a ricordo del grande matematico che nel 510 a .C. fugge da Crotone per stabilirsi qui. Matematico, filosofo, musico e alchimista, Pitagora era considerato un semidio. Alla sua Scuola si imparavano magia e scienza, tutto sulla base di una estrema rettitudine di condotta. Prodigi, successo e popolarità gli procurarono invidie tali da farlo fuggire da Crotone per stabilirsi a Metaponto dove dopo la sua morte, la casa venne inglobata al tempio  di Hera. E ancora oggi sembra di sentire la frase dei pitagorici: “Sono figlio della terra e del cielo stellato”.

Il Museo Archeologico Nazionale della Siritide a Policoro e il Museo Archeologico Nazionale di Metaponto affascinano con immagini mitiche, raffigurazioni sacre, gioielli di preziosa ambra venuta dal Baltico e armi romane, offrendo una immersione nelle storie delle colonie magno-greche, del movimento di culture e popoli lungo i fiumi navigabili che consentirono l’incontro dei Greci con gli Enotri che abitarono queste terre dal IX secolo a.C. e con i Lucani che scesero dal Centro Italia nel V secolo a.C. stanziandosi nelle alture dell’interno.

Metaponto

Metaponto

Cosa fare in Basilicata: il paesaggio lunare dei calanchi

Risalendo verso l’entroterra tra i fiumi Agri e Sinni, il continuo dialogo tra le due sponde del Mediterraneo si svela a Tursi, piccolo borgo su uno sperone roccioso, dove in alto, sopra l’attuale paese, la Rabatana racconta storie di antica roccaforte arabo-saracena del IX secolo. Prima di arrivarci conviene però salire al Santuario di Santa Maria di Anglona, romanica chiesa costruita su un poggio ventoso. Linee semplici e allo stesso tempo dettagli pensati accuratamente ne fanno un gioiello medievale.

Se la chiesa attrae lo sguardo in maniera quasi magnetica, l’affaccio sul paesaggio circostante affascina. Sembrano castelli di sabbia costruiti da mani di giganti in vena di divertirsi, sono un impasto di grigia argilla e conchiglie, enormi pinnacoli, un alternarsi di canyon e dune abitate da piccoli ciuffi di vegetazione: sono i calanchi, colline di argilla erose per secoli da vento e sole.

Santuario Santa Maria D'Anglona-Cosa fare in Basilicata

Santuario Santa Maria D’Anglona

Paesaggio solitario e struggente: cosa fare in Basilicata d’estate

È un paesaggio solitario e struggente quello che caratterizza questa parte dell’interno lucano. Omogeneo nella struttura, diverso e spettacolare ad ogni cambio di direzione, pronto a regalare nuove storie e nuovi personaggi. Costruita su precipizi di argilla, su un punto in cui a tratti si scorge il mar Jonio, la Rabatana di Tursi mantiene l’aspetto di borgo inespugnabile, dove l’impianto medievale ha mantenuto l’urbanistica di impronta araba.

Divenuto un paese fantasma, questa manciata di case è stata recuperata negli ultimi vent’anni e l’oste-architetto Paolo Popia nel suo albergo-ristorante accoglie gli ospiti con i versi in tursitano di Albino Pierro, poeta cantore di queste terre più volte candidato al premio Nobel.

Calanchi-Cosa fare in Basilicata

Calanchi

Cosa fare in Basilicata ad Aliano e Craco

I calanchi sono stati luogo di ispirazione per un altro scrittore, che dalla Lucania è rimasto stupito e incantato: Carlo Levi. Inoltrandosi ancora più a nord, si scorge Aliano, paese del confino che Levi ha imparato a conoscere, capire e amare, scoprendo quel mondo del sud dove lo scorrere delle stagioni sembrava lo stesso da sempre.  Il piccolo borgo di Aliano, abbarbicato o quasi appeso alla roccia, porta a volgere lo sguardo su un panorama di ripidi burroni e infiniti rilievi d’argilla.

Percorrere le vie del paese, cercare tra le case con sembianze dal volto umano le targhe con le parole di “Cristo si è fermato a Eboli”, rivedere i quadri e le foto dell’epoca di Levi conservati nella Pinacoteca e visitare la casa del confino, sono il modo migliore per ripercorrere i passi dello scrittore che ha capito e amato cultura, usi e tradizioni della gente di qui.

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Craco Vecchia

Ma questa terra tanto amata sa essere anche aspra e difficile. Craco Vecchia, borgo abbandonato dopo la frana del 1963, ha un fascino di borgo medievale che nasconde e rivela allo stesso tempo i suoi tesori tra strette vie, case costruite una sull’altra e piazze e chiese aperte su profondi squarci causati dai crolli. Così chi si addentra (sono permesse solo visite accompagnati da guide esperte) fa risuonare i passi tra grovigli di viuzze, chiese aperte alle intemperie, si fa sospingere dal vento verso gli ampi panorami a perdita d’occhio.

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Veduta di Aliano

Federico II e Orazio ispirati dalla terra vulcanica del Vulture

Se la parte centrale della regione è grigia di calanchi d’argilla, gialla di campi di grano e argentea d’ulivi, il verde è il colore della terra del Vulture, vulcano spento a nord della Basilicata. Terra di poeti e storia, in cui Federico II amò soggiornare e dove nacque Orazio. L’imperatore moderno, che precorre i tempi, figlio di una realtà mediterranea, che risolse una crociata senza sferzare nemmeno un colpo di spada ma con un accordo vantagggioso. Punteggiò questa terra di castelli tra cui spicca quello di Melfi, dove nel 1231 promulgò le Costituzioni Melfitane. Si tratta di un  insieme di leggi che spianano la strada all’idea di stato moderno. Si immagina un regno come uno stato unitario con una propria economia, una propria educazione, con proprie leggi, esercito e flotta.

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Matera-Sassi

Lo sguardo sulla terra cantata da Orazio

Il castello oggi ospita il Museo archeologico del Vulture e del Melfese. Si racconta la storia degli abitanti di questa zona tra VII e II secolo a.C. Affacciandosi dalle finestre del castello si vede la terra cantata dal poeta latino Orazio, nato poco distante, a Venosa, nel 65 a.C. Venosa ricorda ai visitatori le frasi più celebri del poeta dell’attimo fuggente, maestro di ironia e di stile, con artistiche installazioni lungo le vie. La romanità della cittadina si svela ad ogni passo con lapidi e iscrizioni romane incastonate nei muri delle case. Una schiera di case basse, gialle, rosa, bianche, arancio accompagna all’area archeologica della Venusia romana con resti di domus e terme.

Ma è “L’Incompiuta” ad attirare l’attenzione. Medievale costruzione benedettina nata con l’utilizzo di materiale preso dalle rovine romane e anche da catacombe ebraiche (ecco spiegati i candelabri a sette braccia scolpiti in alcune lastre di pietra) e mai terminata. Rimangono così superbe colonne a sostenere il cielo e il prato a far da pavimento. La chiesa mai terminata doveva essere l’ampliamento dell’Abbazia della Santissima Trinità. Resta testimone dell’antico edificio paleocristiano, del passaggio dei Templari diretti in Terra Santa, custodisce in splendide tombe affrescate le spoglie di Roberto il Guiscardo e altri membri della casata d’Altavilla, famiglia della madre di Federico II.

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Castello Aragonese di Venosa

Matera: stupore e meraviglia

E se la figura dell’imperatore considerato da molti lo “stupore del mondo” aleggia in molti luoghi della Basilicata, se questa terra rivela e non nasconde i poeti, gli scrittori, gli scienziati che l’hanno amata e cantata, lo stupore continua a Matera. Matera che negli anni ha indignato Carlo Levi, affascinato registi come Pier Paolo Pasolini e Mel Gibson, ispirato Mariolina Venezia per la sua Imma Tataranni – Sostituto Procuratore.

Un angusto ingresso, una facciata semplice che nasconde grotte con Madonne affrescate del XIII secolo o gli arredi di una casa-grotta lasciata intatta dopo lo sfollamento degli anni Sessanta, a testimoniare la vita nei Sassi: questa è Matera. Oltretutto architetture barocche che dialogano con chiese romaniche, piccole grotte che popolano l’una sull’altra il baratro della gravina. Una luce accecante di giorno che rende abbagliante il bianco della calcarenite, un’atmosfera da perenne presepe di sera con le piccole luci che si accalcano l’una sull’altra, scendendo verso il basso.

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Matera notturna

Matera e i suoi Sassi

Storia, infatti, quella di Matera e dei suoi Sassi, non ostentata ma che rivive passo dopo passo. Archi, campanili, finestre, terrazze, piazze, vicoli e gradinate, panni stesi, balconi in ferro, peperoni appesi ad essiccare sono la testimonianza della storia mai fermata di questo che è uno dei più antichi siti abitati al mondo. Oltretutto è’ anche il più esteso e meglio conservato insediamento che dalla preistoria sia sempre stato abitato. E si resta sorpresi, abbagliati, colpiti, disorientati. Ci pensano i materani a farvi ritrovare il senso della città. E se ancora non ci riuscite andate dall’altro lato del canyon e ammirate il panorama da Murgia Timone. Da lì Matera  in molti casi ha interpretato la Palestina, la Spagna, la Sicilia, rivela tutta se stessa.

testo di Eva Vallarin

foto di Vittorio Galuppo

INFORMAZIONI:

http://www.basilicataturistica.it