MOSTRE D'ARTE IN ESTATE
Perugia – Via dell’Acquedotto

Vacanze nomadi, dinamiche, intelligenti? Sì, grazie!  Anche in estate ci si può regalare il tempo per entrare in un museo o in una galleria d’arte, magari approfittando di aperture serali prolungate. Per gli art addict ma anche per curiosi e appassionati l’estate 2023 ha in serbo diversi appuntamenti. Lungo tutta la penisola, con i grandi maestri del passato o con i geniali interpreti dell’arte contemporanea. Appuntamenti da segnare in agenda, sfruttando l’occasione per visitare le città dove queste mostre sono allestite.

A Perugia con Perugino e Burri. Mostre d’arte in estate

Pietro Vannucci (tutti lo conosciamo come Perugino), è stato uno dei più importanti artisti italiani attivi fra ‘400 e ‘500. Amato e coccolato dal pubblico, dai committenti, dai collezionisti del suo tempo. Sono passati cinquecento anni dalla morte del “divin pittore” – come l’aveva definito il padre di Raffaello. Perugia gli ha dedicato una mostra che racconta l’avventura umana e artistica di Perugino. I passaggi fondamentali del suo percorso dalle prime collaborazioni con Andrea Verrocchio ai grandi capolavori della maturità.

Tutto qui? No, naturalmente. In occasione dell’anniversario, a Perugia si visita anche NERO Perugino Burri una mostra allestita a Palazzo Badeschi (visibile dal 21 giugno al 2 ottobre 2023). La mostra mette a confronto le opere di due tra i più grandi artisti umbri (Perugino, per l’appunto, e Burri). Tutto ciò attraverso il comune denominatore del “colore non colore”. Si tratta del nero, usato da entrambi gli artisti, lontani nel tempo, ma accomunati dal profondo legame verso la loro terra natia, l’Umbria.

MOSTRE D'ARTE IN ESTATE
Pietro Vannucci detto il Perugino-Madonna col Bambino e due cherubini

Esposizione curata dalla storica Vittoria Garibaldi e da Bruno Corà. Mostre d’arte in estate

Nata da un’idea di Fondazione Perugia e realizzata in collaborazione con Fondazione Burri. L’esposizione è curata dalla storica dell’arte Vittoria Garibaldi e dal Presidente di Fondazione Burri Bruno Corà. Insieme hanno accolto con entusiasmo la sfida di far dialogare le opere di Perugino con quelle di Alberto Burri. Fil rouge del percorso espositivo, composto da circa venti opere, è, come si diceva, l’uso del nero che ne hanno fatto i due maestri. Un colore spesso evitato dagli artisti, ma usato sapientemente dai protagonisti di questa esposizione. Rappresenta una grande innovazione per l’epoca del Perugino ed uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri.

L’idea della mostra è nata dal desiderio di valorizzare il gioiello più prezioso della collezione permanente di Fondazione Perugia. Si tratta della tavola del Perugino Madonna con il Bambino e due cherubini. Il capolavoro ritrae la Vergine con il bambino che si stagliano su uno sfondo completamente nero. Questo permette agli incarnati e ai colori delle vesti di risaltare in un modo assolutamente innovativo per l’epoca. Sono questi gli anni più belli del percorso del maestro. Attivo a Firenze, conosce e assorbe la pittura fiamminga e la luce di Leonardo. E’ anche coinvolto dall’atmosfera di Venezia dove si reca più volte alla fine del ‘400.

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Alberto Burri-Rosso Plastica

Molte le opere in prestito da vari Musei. Mostra d’arte in estate

Da qui la volontà dei curatori, di indagare l’uso dello sfondo nero in altre opere del Perugino. Tutte di piccolo formato e datate a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Qui non c’è nessun paesaggio ideale o preso in prestito da una suggestione visiva. Non c’è nessuna architettura prospettica, solo il profondo nero su cui si stagliano i protagonisti della scena, come mai si era visto prima. Questa ricerca ha permesso di ottenere importanti prestiti. Ad esempio lo splendido Ritratto di Francesco delle Opere, probabilmente dipinto a Venezia. Il Ritratto di giovinetto, provenienti dalla Galleria degli Uffizi, e ancora la Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina del Museo del Louvre.

Accanto ai lavori di Perugino, la mostra espone una decina di opere di Alberto Burri. Si può ritrovare il medesimo interesse per il nero, inteso sempre non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere. Burri è stato un grande ammiratore e conoscitore dell’arte italiana del Rinascimento. Così racconta la curatrice Vittoria Garibaldi: “Ho avuto l’onore di conoscere, ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni Ottanta. Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dell’Italia centrale insieme ai suoi più cari amici. È questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilità cromatiche che uniscono i due grandi artisti”.

MORTE D'ARTE D'ESTATE
Pietro Vannucci detto il Perugino-Ritratto di giovinetto

Le orme di Burri in Umbria. Mostre d’arte in estate

In particolare l’Umbria, terra amata, animata da Piero della Francesca, da Raffaello e ovviamente da Perugino, ha lasciato radici indissolubili in Burri che si rivelano e trovano conferma nelle forme, nei colori e nelle composizioni delle sue opere, da Catrame del 1949 e Nero Cellotex del 1968. Dove la materia emerge prepotente dalla tela e l’attenzione è posta tutta sull’equilibrio tra forma e colore, con una predilezione per il nero e lo scuro, tratto diventato emblematico dell’artista tanto da essere soprannominato “il maestro dei neri”.

Le opere di Burri così possono essere considerate una ideale dialettica proposizione con le tavole del Perugino: se nel Quattrocento il fondo nero serviva a far risaltare il soggetto principale dell’opera, in Burri il nero è protagonista e diventa materia viva che si espande ed emerge.

Fuori da Palazzo Badeschi, poi, c’è tutta Perugia da visitare, in slow motion, abbandonando le vie dello struscio ufficiale e percorrendo i suoi vicoli con il naso all’aria per riconoscere stemmi e decorazioni, portoni e bifore, chiese e palazzi signorili.

Se il cuore perugino batte in Corso Vannucci, basta davvero poco per incappare, fuori rotta, nelle testimonianze del passato (remoto e prossimo) disseminate in città: Via delle Volte della Pace, la cinta delle mura, l’Arco Etrusco, il tracciato sopraelevato dell’Acquedotto Medievale, le stradine, le antiche botteghe e gli ingressi di palazzi nobiliari nascosti sotto le fortificazioni della Rocca Paolina. 

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Alberto Burri-Cretto

A Palermo con Mario Merz. Mostre d’arte in estate

Tocca ad un interessante esempio di monumento del lavoro il compito di aprire, alla grande, le commemorazioni per il ventesimo anniversario della scomparsa di Mario Merz. Siamo ai Cantieri Culturali della Zisa, un’ex area industriale di Palermo, proprio alle spalle del Palazzo arabo-normanno della Zisa, ed è qui, tra i capannoni di questa vera e propria cittadella delle culture, che è stataallestita la prima retrospettiva in assoluto dedicata al grande maestro dell’arte povera.

Per la prima volta in Sicilia, il lavoro di Mario Merz invade gli spazi del padiglione ZAC – Zisa Arti Contemporanee, in un inedito progetto espositivo che va a ricostruire l’anima della ricca produzione dell’artista.

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Il Guardiano- Mario Merz

E’,questo, il primo capitolo del progetto My Home’s Wind, visibile fino al 24 settembre 2023 dove il visitatore è invitato a scoprire il lavoro di Mario Merz e a immergersi nel suo pensiero, addentrandosi all’interno di un percorso espositivo immaginato come l’artista stesso avrebbe potuto concepirlo. Spiega Beatrice Merz, Presidente della Fondazione Merz:

“Abbiamo costruito con le opere una nuova mostra, forse diversa da come l’avrebbe fatta lui, ma rispettosa, poetica, scientifica, rigorosa, seppur con qualche seme di irrazionalità”. In mostra per l’occasione una selezione di lavori che riprendono le modalità di approccio all’opera d’arte e alla sua presentazione e che si traducono nella costruzione di un vero e proprio ambiente dove si inseguono igloo, animali dipinti, numeri al neon, strutture metalliche, terra e fascine.

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Senza Titolo-Mario Merz

Il percorso di mostra ricostruisce l’opera di Merz. Mostre d’arte in estate

La mostra riprende il flusso creativo di una delle figure fondamentali dell’arte contemporanea italiana ed espone un’ampia selezione di opere che vanno a ripercorrere la complessa produzione artistica di Mario Merz dal 1969 al 2002 e che si pongono l’obiettivo di restituirne tanto la portata creativa quanto lo spirito critico e sperimentatore. E così il percorso di mostra ricostruisce l’opera di Merz, restituita attraverso ogni sua sperimentazione.

Dalla struttura in metallo, rami, vetro e mastice che compone Acqua scivola (1969) si passa ai disegni in tecniche varie tratti della serie Senza titolo e alle sperimentazioni nella tecnica del collage. Dall’incontro tra tela, roccia, terra e neon nascono lavori come Un albero occupa soprattutto tempo, due alberi occupano il medesimo tempo ma uno spazio maggiore.

Cinque gli inconfondibili igloo che, nell’esposizione, tracciano un percorso che porta dalla struttura metallica, gomma, vetri, giornali, neon, argilla alle intersezioni con il neon di Le case girano intorno a noi, o noi giriamo intorno alle case? e Spostamenti della terra e della luna su un asse. Non mancano le lavorazioni in tecnica mista, che spaziano da La natura è l’equilibrio della spirale a Il guardiano, così come le caratteristiche sperimentazioni con il neon alla base di opere come Pittore in Africa e Fibonacci sequence.

Kunstverein con Tavola per il palazzo-Mario Merz

Prosegue l’anno prossimo a Torino il progetto My Home’s Wind.

Il progetto My Home’s Wind proseguirà il prossimo autunno a Torino, offrendo un ricco palinsesto di eventi dedicati alla figura di Mario Merz. Il programma studiato per l’occasione vede il coinvolgimento di numerosi studiosi e amici che hanno condiviso passaggi importanti del percorso creativo dell’artista, cui si affianca la presentazione del primo volume del catalogo generale dell’opera di Mario Merz e il lancio di un nuovo documentario.

Il dopo-mostra scopre, invece, il passato, glorioso e unico, della Palermo Arabo-Normanna. Il percorso, diventato sito seriale UNESCO, prevede soste al Palazzo della Zisa, al Palazzo Reale con la fantastica Cappella Palatina, alla Cattedrale, alle chiese di San Giovanni degli Eremiti, di Santa Maria dell’Ammiraglio (molti la conoscono come chiesa della Martorana), di  San Cataldo  e si conclude con il Ponte dell’Ammiraglio.

di Enrico Saravalle

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Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case – Mario Merz

INFORMAZIONI:

http://www.fondazioneperugia.it

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